La Regione dice No al declassamento delle pensioni dei pescatori

3' di lettura 17/04/2019 - Declassamento delle pensioni dei lavoratori del settore della pesca. L'Aula ha approvato ieri (16 aprile) all'unanimità la mozione presentata dal presidente della commissione Governo del territorio, Ambiente e Paesaggio, Andrea Biancani, dal vice capogruppo in Consiglio regionale, Francesco Micucci, e dal capogruppo in Consiglio regionale, Fabio Urbinati.

L'atto impegna la Giunta ad aprire un tavolo di confronto con la direzione regionale dell'Inps marchigiana ed anche con il Governo centrale per discutere della nuova normativa relativa al sistema contributivo-previdenziale del settore della pesca. In alcune lettere inviate nei giorni scorsi dall'Inps delle Marche alle società di pesca si comunica la modifica unilaterale dell'inquadramento contributivo-previdenziale dei lavoratori del settore. In particolare, si prevede il passaggio da “lavoratore marittimo ex lege 413/1984” a “pescatore autonomo ex lege 250/1958”, in forma retroattiva per tutto il periodo di lavoro.

Tradotto significa un declassamento delle pensioni, con la perdita, fra l'altro di tutti i soldi in più pagati negli anni che non saranno rimborsati. I lavoratori che da decenni versano contributi in base alla legge 413/84, infatti, hanno versato oneri superiori a quelli previsti dalla 250 del 1958. Ora l'Inps vorrebbe applicare in modo retroattivo la 250 e senza prevedere il rimborso delle quote versate in eccesso. Una doppia beffa, dunque, per i pescatori che percepirebbero pensioni più basse rispetto ai contributi pagati finora e senza vedere indietro le somme versate in più. Ma arriva il no dell'Aula, che ha sostenuto compatta la mozione Biancani-Micucci-Urbinati, per bloccare la riforma.

«Il reinquadramento, se reso operativo – sottolinea Biancani –, comporterebbe perdite ingenti in termini pensionistici per tutti i lavoratori soggetti alla nuova misura. Oltre al fatto – aggiunge – che appare dubbiosa l'applicazione di questo nuovo principio non da “ora in avanti”, ma in forma retroattiva per tutto il periodo di lavoro. Parliamo, per molti, di decenni di versamenti».

La mozione impegna la Giunta all'apertura di un serrato confronto con la direzione regionale dell'Inps marchigiana, nonché di farsi promotrice verso il Governo centrale della costituzione in via d'urgenza di un tavolo di confronto con il Governo stesso, le Regioni, l'Inps nazionale e le rappresentanze di categoria. Il cortocircuito interpretativo. Ad innescare la nuova interpretazione da parte dell'Inps delle norme relative al sistema contributivo-previdenziale del settore della pesca nelle Marche la coesistenza di due leggi che regolano la contribuzione previdenziale delle imprese marchigiane, da applicare alternativamente: la 250 del 1958 o la 413 del 1984. Da sempre i lavoratori imbarcati nei motopescherecci della flotta marchigiana hanno versato i propri oneri contributivi in base alla 413 del 1984, oneri notevolmente superiori a quelli previsti dalla legge 250 del 1958, questo in quanto considerati “lavoratori marittimi” e perché possessori di navi con stazza inferiore alle 10 Tsl (le così dette navi minori”) ma con una potenza motore maggiore ai 25 CV (dunque equiparate alle “navi maggiori”).

Negli anni, nessun ente previdenziale dall'Inail all'Ipsema all'Inps stessa ha mai contestato l'interpretazione della normativa. Ora ed all'improvviso il cambio di interpretazione della normativa da parte dell'Inps che vorrebbe applicare la legge 250 del 1958 in forza della sola stazza delle navi e non tenendo conto della loro potenza motore. Il cambiamento di interpretazione, non prevedendo fra l'altro neanche il rimborso delle quote versate in eccesso dai contribuenti in molti decenni di versamenti, comporterebbe una perdita economica enorme da parte dei lavoratori, molti dei quali prossimi alla pensione.


   

da Consiglio Regione Marche





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 17-04-2019 alle 08:47 sul giornale del 18 aprile 2019 - 910 letture

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