Giovani all'estero, Aldo Amati scrive una lettera a Carlotta

Giovani all'estero 3' di lettura 20/03/2018 - Aldo Amati, ex sindaco di Pesaro, scrive una lettera alla giovane pesarese Carlotta Ballarini, infermiera a Berlino, che i giorni scorsi ha pubblicato sui social un duro post contro i politici italiani e non.

"Cara Carlotta,

il tuo post, che ho letto su Vivere Pesaro, non aiuta certamente noi che leggiamo ad avere la giusta comprensione delle “sofferenze” di chi va all’estero per vivere. Quando scrivi “Si fugge da un’Italia corrotta, razzista, pochista. Un’Italia che a noi così come è non piace per niente …….. Non sapete niente voi, perché siete ignoranti e non sapete niente di come si vive LOTTANDO. Voi pensate solo a sparare con la bocca parole a cui non date peso", non susciti le nostre simpatie, fai solo uno sfogo di pancia e non di testa, mostri arroganza, presunzione e odio per l’Italia tutta. Fra l’altro questo rancore contrasta con il solare e felice sorriso tuo e di Fanny.

Si capisce che te la prendi con quei “due o tre politici” che hanno dato dei bamboccioni ai giovani che non lavorano o disprezzato alcuni di quelli che vanno all’estero. Perché allora accomunare a quei tre tutta l’Italia e tutti i politici, facendo di ogni erba un fascio? Se tutta l’Italia è così, naturalmente ne consegue che non c’è spazio per “lottare per cambiarla”! Anche a me tante cose dell’Italia non piacciono, ma vedo anche le tantissime cose che non hanno eguali nel mondo e, a 74 anni, continuo a lottare per il cambiamento possibile.

Anche io sono stato un politico (sindaco di Pesaro). Ma per fare politica ho abbandonato il posto di insegnante: lo stipendio di insegnante era di 1.600.000 lire al mese + tredicesima, più contributi pensionistici, mentre da sindaco prendevo 1.350.000 lire al mese, senza tredicesima e senza contributi. Ti assicuro che alla fine del mese c’erano problemi e per tutta la vita non ho potuto farmi una casa in proprietà. Per avere una pensione da 1500 euro ho dovuto fare lavori vari fino a 70 anni. Ma l’ho fatto perché volevo cercare di fare cose utili per la gente, perché volevo cercare di cambiare le cose con l’impegno pubblico.

Però la cosa più importante che voglio dirti è un’altra. In un mondo moderno che “è sempre più piccolo”; soprattutto in una Europa che sempre più dovrà essere la nostra patria comune(io mi batto per fare gli Stati Uniti d’Europa), non ha senso considerare un atto eroico quello di andare a lavorare a Berlino, a Londra, a Madrid o a Varsavia! New York e Los Angeles distano più di Pesaro e Berlino; ma hai mai sentito dire “poverino” di un newyorkese che va a lavorare a Los Angeles? O di un palermitano che va a lavorare a Milano? Dover imparare una lingua non è un dramma, ma un arricchimento personale. O bisogna restare a centro metri dalla casa paterna per poter avere le notizie da casa a voce! Ma se perfino col fidanzato che sta di fianco a volte comunicate via Skype!!

Allora, cara Carlotta. La prossima volta prova a scrivere ai giovani italiani che andare a cercare di realizzare il proprio progetto di vita (magari temporaneo) in giro per il nostro Paese Europa non è un dramma; anzi può essere piacevole perché di cose belle in Italia ce ne sono tante, ma anche all’estero non si scherza(c’è perfino la meritocrazia!). E domani si potrà anche tornare vicino a casa di mamma con una formazione culturale e professionale molto ricca e utile al proprio paese confederato Italia".






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 20-03-2018 alle 16:38 sul giornale del 21 marzo 2018 - 5262 letture

In questo articolo si parla di attualità, giovani all'estero, Aldo Amati

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