Lello Panella è morto, ma non l'architettura "Per la città"

architetto Raffaele Panella 4' di lettura 03/01/2016 - Ieri sera è deceduto l'architetto Raffaele Panella, l'elogio funebre scritto dall'arch. Gastone Primari.

La vita di Raffaele Panella è fortemente legata alle vicende urbane delle città di Pesaro.

Scrivere, parlare, disegnare, costruire sono le attività che hanno caratterizzato il suo impegno civile e sociale che sempre aveva il desiderio di trasferire ad altri, i cittadini in primis e poi gli allievi, gli amici, i politici. Lello Panella, così amorevolmente lo chiamavano gli amici, è stato un docente generoso che tendeva, per sua dote innata, a spiegare ad altri, con impegno e fatica personale, il perché delle cose, in qualsiasi momento della giornata e in qualunque luogo e su qualsiasi argomento (il filo rosso che lo lega all'impegno politico e all'azione di Marcello Stefanini è, in tal senso, quasi obbligato).

Quanto Panella ha scritto, detto e disegnato può essere appreso con una certa facilità, perché è scritto con esattezza, è detto con leggerezza e rapidità, è disegnato in modo visibile e comprensibile. Profondo conoscitore della storia dell'architettura della città, ha impegnato troppo del suo tempo nell'esercizio e nel mestiere di professore prima che architetto; e come professore era maestro nel rivelare i segreti della costruzione della città, come pochi altri hanno fatto, " Per la città"che, non a caso, è il titolo di una sua pubblicazione.

Le sue architetture urbane non sono modelli, sono testi architettonici da leggere e studiare per comprendere i complessi "sistemi di sistemi" nei quali l'architettura contemporanea è ormai costretta e per la quale vedeva soluzioni possibili attraverso i concetti di radicamento, di città-paesaggio, di città-arcipelago e di altri più complessi rapporti.

Panella ci propone l'architettura come metodo di conoscenza della città e così anche l'opera costruita non è esemplare, è didattica e assolve allo stesso modo del testo scritto, della parola e del disegno per affermare un memos, un valore o un sistema di valori, perché questo è il principale impegno che Lello Panella ha svolto sempre e che ha trasferito in molti di noi che gli dobbiamo grande riconoscenza. La sua opera architettonica, fino a comprendere la fase della costruzione, sembra essere concepita al di fuori del self, permette di uscire dalla prospettiva limitata d'un io individuale, non solo per entrare in altri io simili al nostro, ma per far emergere il senso della polis come città e come sistema integrato di istituzioni civiche e sociali. Lello pensava che non ancora era esaurito il momento di porre sul tappeto nuove strategie di conservazione-trasformazione urbana nelle quali il progetto di architettura potesse riaffermare il suo ruolo pubblico e sociale. Per dare una risposta in primis alle esigenze reali almeno di una parte della collettività, al problema della casa, dei nuovi modelli insediativi, dei nuovi rapporti scuola-lavoro, riconsiderando e aggiornando un suo slogan "per un controllo pubblico delle trasformazioni urbane"; perché, da utopista attivo, questo era il suo principale obiettivo e intento didattico, professionale e politico, ossia quello di riconoscere nella capacità pubblica il primato del controllo dell'insieme di tali processi.

In un recente incontro pubblico a Pesaro, città alla quale era fortemente legato, che conosceva come pochi e alla quale ha dedicato un impegno non comune, aveva detto che il problema dei problemi è "il rapporto tra saperi e potere" che ha provocato dagli anni settanta ad oggi una progressiva emarginazione degli intellettuali dalle scelte politiche riguardanti il destino delle città; ha parlato anche della rinuncia della cultura architettonica a sostenere un qualche ruolo sociale e a condurre a tal fine una qualsivoglia forma di rivendicazione e di contestazione. E ha anche fatto una diagnosi precisa: "se la cultura italiana, in uno con la società civile, non riuscirà ad esprimere la volontà di un cambiamento, la separazione tra poteri e saperi diventerà sempre più alta e lacerante". Ha poi incluso il "suolo urbano" nella categoria vasta delle risorse non rinnovabili, introducendo un importante tassello nel processo di stratificazione della città, per sottolineare l'amore per l'architettura che tanto amava, fin nelle sue radici.

All'inizio del nuovo anno Lello ci ha lasciato; permane la tenacia della sua guida e insegnamento.

PESARO, 02 gennaio 2015

Gastone Primari


   

da arch. Gastone Primari





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 03-01-2016 alle 11:19 sul giornale del 04 gennaio 2016 - 3173 letture

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