Pesaro Romagnola? Secondo Giacomo Leopardi sì: "Le Pesaresi, diversissime delle nostre Marchegiane"

giacomo leopardi 2' di lettura 25/11/2015 - Sono passati 45 anni da quando furono istituite le regioni; a breve potrebbe cambiare radicalmente la cartina politica del paese: è in atto infatti una revisione della geografia italiana, che porterebbe a una riduzione delle attuali 20 entità regionali ad un massimo di 12.

Per quanto riguarda la provincia di Pesaro-Urbino, più ipotesi la vedono coinvolta: da un lato, la creazione di una regione centrale assieme a Toscana, Umbria e Marche; dall’altra, l’unione con la regione Emilia-Romagna. In effetti, quest’ultima ipotesi, a cui si è giunti attraverso una serie di studi circa i flussi socio-economici, gli usi e i costumi e gli studi glottologici relativi ai dialetti parlati, troverebbe riscontro anche in ambito letterario.

Giacomo Leopardi, uno dei sommi poeti dell'Ottocento, nel suo "Diario del primo amore", facendo riferimento alla cugina Gertrude Cassi Lazzari, di Pesaro, non ne parla come di una persona che vive nella sua stessa regione:..."la sera dell’ultimo Giovedì, arrivò in casa nostra, aspettata con piacere da me, né conosciuta mai, ma creduta capace di dare qualche sfogo al mio antico desiderio, una Signora Pesarese nostra parente più tosto lontana, di ventisei anni, col marito di oltre a cinquanta,[.....] maniere benigne, e, secondo me, graziose, lontanissime dalle affettate, molto meno lontane dalle primitive, tutte proprie delle Signore di Romagna e particolarmente delle Pesaresi, diversissime, ma per una certa qualità inesprimibile, delle nostre Marchegiane".

Anche riguardo all’altro capoluogo, Urbino, si ha la sensazione che lo sguardo sia rivolto verso le terre di Romagna: rileggendo ad esempio il XXVII canto dell'Inferno dantesco, colpisce non solo il fatto che Guido da Montefeltro, dichiarando la sua provenienza [“...d'i monti là intra Urbino/ e'l giogo di che Tever si disserra”], chiede poi subito a Dante: “..dimmi se i Romagnuoli han pace o guerra”, ma anche successivamente si parla sempre di Romagna.

Si ha dunque l'impressione molto chiara che a nessuno dei due interessi quello che è avvenuto o avverrà nelle città più a sud di Urbino e che Guido da Montefeltro si disinteressi totalmente del resto delle future Marche. Oltre ad aspetti di natura poltica ed economica, gli elementi culturali debbono necessariamente rappresentare fattori non trascurabili da cui ripartire oggi.


   

da Matteo Bartolucci





Questo è un articolo pubblicato il 25-11-2015 alle 21:00 sul giornale del 26 novembre 2015 - 4624 letture

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