'No alla demonizzazione del lupo, ma urgono nuove norme al passo con i tempi'

lupo 4' di lettura 29/01/2014 - Il problema dei predatori, in particolare lupi e cani randagi ibridati, esiste e mette oggettivamente in seria difficoltà tutta la filiera della zootecnia dell’Appennino. A confermarlo, purtroppo, sono i frequenti e cruenti attacchi a pecore e armenti che si verificano a qualunque ora del giorno mentre le bestie sono al pascolo.

Ovviamente si tratta di una tessera, seppur consistente, di un mosaico di problematiche che stanno mettendo in crisi il comparto zootecnico nella provincia pesarese. Le affermazioni espresse da Danilo Baldini, Delegato responsabile della LAC per le Marche, nell’articolo pubblicato da ViverePesaro.it nella giornata del 28 gennaio 2014, non corrispondono affatto a quanto scaturito nel corso del convegno “La Casciotta piace al lupo! Riusciremo a salvarla”, organizzato il 24 gennaio scorso all’Alberghiero Santa Marta di Pesaro proprio per affrontare il problema e trovare soluzioni condivise. Grave e lesivo dell’immagine del Consorzio e di tutti coloro che fanno con passione gli allevatori e operano nel comparto zootecnico, affermare che "Secondo loro (cioè i relatori dell'incontro, ndr.), l'unica soluzione sarebbe quella di riaprire la caccia al lupo".

Nessuno dei relatori si è permesso di affermare una cosa del genere. Anzi, più volte, sia dal moderatore del convegno che nei comunicati stampa di presentazione dell’evento, è stato ricordato come l’iniziativa non fosse contro il lupo (animale protetto a livello internazionale), né tantomeno che la soluzione di tutto fosse lo sterminio di questo predatore. In maniera seria e pacata, invece, il Consorzio ha voluto affrontare i problemi della zootecnia (compresa quindi la diffusione di predatori) chiamando attorno a un tavolo, a un confronto, amministratori regionali, provinciali, rappresentanti istituzionali delle forze dell’ordine e allevatori. Questo per offrire spunti e valutazioni in vista del PSR (Piano di Sviluppo Rurale) 2014-2020 che la Regione Marche è in procinto di approvare. Che il problema esista e sia avvertito lo conferma anche il fatto che il Presidente del Consiglio regionale Vittoriano Solazzi, tra i relatori del convegno, ha presentato una proposta di legge regionale, la 376/2013, incentrata proprio sulla “Tutela del patrimonio zootecnico soggetto a predazione”. Nessun amministratore avrebbe “messo la faccia” e speso tempo per un argomento così delicato se il problema non fosse davvero reale e molto sentito.

Tra le numerose ironie fuori luogo Baldini insinua che “il tema del convegno (…) non era, come si potrebbe pensare, quello di tutelare il celebre formaggio marchigiano dalle sempre più frequenti imitazioni da parte di formaggi scadenti esteri o dalle sofisticazioni alimentari. No, lo scopo era quello di difendere la buona Casciotta da un ben più pericoloso e temibile avversario: il lupo!”. Affermazioni del tutto false e lesive dell’immagine del Consorzio, dal momento che nel convegno sono stati trattati tutti i problemi che minacciano il futuro della Casciotta, sofisticazioni comprese. E giova ricordare che il primo obiettivo del Consorzio è promuovere e tutelare le tipicità e le eccellenze del territorio, in primis l’unicità e la produzione rigorosamente attenta e certificata della Casciotta. Un vero e proprio brand per il territorio, tanto che il Comune di Urbino si è già espresso a favore per organizzare la 4^ edizione del Festival della Casciotta, in programma nella città ducale nel secondo week-end di maggio. In tempi di crisi economica e scarsità di lavoro, poi, vale la pena ricordare che il distretto legato alla Casciotta d’Urbino sviluppa un fatturato annuo di poco più di 4 milioni di euro e, tra dipendenti diretti e indotto, occupa circa 550 persone.

Sempre restando in tema di cifre, nel 2012, secondo i dati e uno studio elaborati dalla Regione Marche in collaborazione con Ministero dell’Ambiente e ISPRA, la presenza del lupo lungo tutta la catena appenninica era stimata intorno ai 1000 esemplari, il doppio rispetto a dieci anni fa e il triplo rispetto a venti. Questo non significa affermare che i lupi sono tanti, attaccano le pecore e perciò vanno eliminati. Significa invece porre il problema all’attenzione delle istituzioni e di chi ha il dovere di adeguare le norme a scenari mutati radicalmente rispetto a vent’anni fa. Altra affermazione lesiva dell’immagine e dell’attività del Consorzio è quella con cui Baldini insinua che “In realtà, dietro questa iniziativa di tutela degli allevatori e della Casciotta di Urbino, ci sono, come sempre, i cacciatori, i quali, guarda caso, sono effettivamente la categoria più penalizzata dal lupo, in quanto questo splendido animale rappresenta ormai il loro principale “competitor” nella loro lucrosa caccia al cinghiale!”.

Il convegno e la tavola rotonda sono stati organizzati dal Consorzio di Tutela della Casciotta d’Urbino esclusivamente per i motivi ricordati in precedenza. Per quanto riguarda i cacciatori non ci permettiamo di prendere posizione per altre categorie che, tra l’altro, hanno già organismi e associazioni in grado di rappresentare le necessarie istanze.


   

da Gianluigi Draghi
presidente del Consorzio Tutela Casciotta d’Urbino





Questo è un articolo pubblicato il 29-01-2014 alle 10:07 sul giornale del 30 gennaio 2014 - 1723 letture

In questo articolo si parla di attualità, urbino, pesaro, lupo, Gianluigi Draghi, Casciotta d’Urbino

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