Anche a Pesaro il manifesto della campagna 'Gli animali sono tutti uguali'

Il manifesto affisso a Pesaro 5' di lettura 15/01/2014 - Da qualche giorno a Pesaro, nei pressi della stazione FS (sotto il cavalcavia della ferrovia, subito dopo il bar dell’autostazione) è visibile il manifesto della campagna nazionale “Gli animali sono tutti uguali” promossa dall’associazione Agire Ora, affisso a cura della sezione OIPA di Pesaro-Urbino per far riflettere le persone sul fatto che gli animali “da fattoria” non hanno nulla di diverso da cani e gatti e quindi non è giusto imprigionarli e ucciderli per mangiare carne e derivati.

Il manifesto mostra da un lato le immagini di un cane e di un gatto e dall’altro quelle di una mucca, un maiale, e altri animali, ponendo una domanda provocatoria: “Mangeresti il tuo cane o il tuo gatto?” Chiunque inorridirebbe nel trovarsi nel piatto il proprio animale domestico. Eppure nessuno fa una piega quando si tratta di mangiare parti di altri animali appositamente uccisi e smembrati da qualcun altro.

Non c’è una giustificazione razionale a questo comportamento, queste due categorie (animali da compagnia e da reddito) sono state create dall’uomo e sono il risultato non di un’analisi oggettiva ma di un modello culturale (non a caso, in altri paesi del mondo ci si nutre di carne di cane o di altri animali da noi considerati tabù) nato per rispondere a bisogni del tutto irrazionali ed egoistici: per poter assaporare il gusto di una bistecca, di una fetta di formaggio o di un uovo strapazzato, “cibi” del tutto superflui per la nostra sopravvivenza e frutto di sofferenza e di morte, ci siamo progressivamente autoconvinti che ci sia una reale differenza tra un cane e una mucca e che il primo stia bene sul nostro divano di casa mentre l’ultima sia “destinata” a nascere e a morire per finire a pezzi sulle nostre tavole.

Chi vive con un cane o un gatto sa bene quanto siano animali intelligenti e in grado di provare gioia e dolore, tristezza e felicità. Non c’è oggettivamente nessuna differenza tra loro e tutti gli altri animali: anche mucche, maiali, galline, conigli ecc. sono individui senzienti, spesso più intelligenti di un cane o di un gatto,e che hanno un profondissimo attaccamento alla vita e un forte desiderio di libertà. Eppure, l’uomo riserva a questi animali un trattamento ben diverso rispetto a quello che noi riserviamo al nostro cane o gatto.

Ad esempio:
- i maiali, sia negli allevamenti intensivi sia in quelli cosiddetti “biologici”, vengono uccisi dopo un massimo di sei mesi, quando normalmente potrebbero vivere sino a 15 anni. In questo periodo sono costretti in uno spazio angusto, non vedranno mai luce naturale né toccheranno il suolo con le zampe. Non avranno opportunità di sviluppare alcun comportamento sociale né espletare alcuno dei loro bisogni primari;
- le mucche da latte, sottoposte ad anni di selezioni genetiche, producono oggi circa dieci volte la quantità di latte necessaria per nutrire i propri vitelli: un abuso metabolico che ne consuma letteralmente il corpo. In natura vivrebbero fino a 40 anni, mentre in allevamento vengono avviate al macello dopo soli 7/8 anni, ormai usurate e meno produttive. Per produrre enormi quantità di latte destinate all’uomo, una mucca è costretta a partorire un vitello l’anno. I cuccioli sono allontanati dalla madre 1-3 giorni dopo la nascita e, se maschi, verranno ingrassati (con latte “finto” in polvere) e macellati a circa 6 mesi di vita. Le femmine invece saranno condannate alla stessa vita di schiavitù e sofferenza della madre, e alla stessa sua morte;
- una recente investigazione dell’associazione Essere Animali sugli allevamenti biologici di galline ovaiole ha rivelato che gli animali vengono ammassati in spazi ristretti, risultano anemici, feriti, privati di ogni assistenza veterinaria. Alcuni vengono lasciati morti, in decomposizione, a contatto con tutti gli altri. A completare il quadro da film horror, sono presenti feci e urine ovunque, con il rischio di infezione e contaminazione delle uova. Queste galline sono destinate anch’esse al macello dopo circa 2-3 anni di sfruttamento. E una sorte ancora più terribile attende i pulcini maschi, non produttivi: poche ore dopo la nascita vengono gettati vivi in un tritacarne.

Le persone consumano carne, latticini, uova ed altri prodotti dello sfruttamento animale senza sapere, né voler sapere, che cosa comporti la loro produzione. E' ormai chiaro che vivere senza consumare animali è possibile, e le ragioni vanno oltre la sofferenza animale: lo spreco di risorse alimentari e la loro iniqua distribuzione, ma anche l'inquinamento e la devastazione ambientale direttamente correlate alla produzione industriale di carne.

Noi pensiamo che ogni animale, indipendentemente dalla specie, dovrebbe poter vivere libero. Non ci sono giustificazioni per quello che stiamo facendo a miliardi di animali in tutto il mondo, dobbiamo prendere coscienza della questione e impegnarci per un cambiamento che non promuova la richiesta di una migliore qualità di allevamento ma che metta in discussione l’allevamento stesso. Non ci si può continuare a girare dall’altra parte, non ci si può continuare ad ingannare con giustificazioni. Ci auguriamo che questo manifesto possa far riflettere il maggior numero di persone possibili e possa essere uno stimolo importante verso il passaggio a uno stile di vita vegan, l’unico in grado di porre fine alla sofferenza e alla morte di miliardi di animali.

Per info sulla scelta vegan: www.vegfacile.info






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 15-01-2014 alle 09:15 sul giornale del 16 gennaio 2014 - 1753 letture

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