Giovani emigrati: Alessandro, 'a Londra hai modo di conoscere il mondo intero'

Pizzeria ICCo Londra 5' di lettura 21/02/2013 - Continuiamo a raccontarvi l'esperienza da lavoratore di Alessandro Masini, un ragazzo neolaureato di Pesaro, pizzaiolo emigrato a Londra e di quella di alcuni suoi colleghi (italiani, tunisini e kosovari). Parte 2.

Stefano Zuccaro, ad esempio, un ragazzo siciliano di 28 anni, dipendente di ICCo, è emigrato assieme alla sua fidanzata a Londra perché in Sicilia non vi era la possibilità di costruire un futuro dignitoso. Mosso dal disagio della situazione economicamente critica dell’Italia, ha iniziato ad intravedere speranze nel miglior posto in Europa dove vi si possano trovare ancora opportunità: Londra. Oggi, Stefano, assieme alla sua fidanzata (Silvia) e alla propria famiglia, stanno acquistando una casa in Egitto dove poter trascorrere il resto della loro vita; questo non sarebbe stato possibile se non avessero mai compiuto un “salto migratorio” del genere. Le parole più toccanti che mi disse furono: “sono partito da solo per Londra con i risparmi accumulati in Sicilia, nel corso di due anni, assieme alla mia ragazza. Dovevo trovare lavoro e sistemazione per entrambi mentre Silvia mi aspettava a Palermo.

Inizialmente è stato difficilissimo. Nell’arco di una giornata mi si alternavano stati emotivi completamente contrastanti tra loro: passavo dall’euforia e l’orgoglio del gesto che stavo compiendo, alle ansie e attacchi di panico notturni per la paura di non potercela fare. Non c’era in ballo solo il mio futuro ma anche quello della mia ragazza”. Poi, con fare soddisfatto soggiunse: “ora ce l’ho fatta, ora che stiamo risparmiando, il 14 luglio del 2014 mi sposerò con Silvia ed ho già iniziato le pratiche con il notaio per l’acquisto della casa in Egitto”. Per Stefano e Silvia, come per tutti quelli che consegnano curriculum nei vari negozi e ristoranti – con occhi da avvoltoio e le febbrili movenze di chi non vuole lasciarsi sfuggire il possibile posto di lavoro vacante – Londra rappresenta quell’Isola della Felicità che emerge lentamente da sotto il mare grazie ai “movimenti tettonici” presenti nella propria anima.

ICCO: UNA FABBRICA DELLA PIZZA DOVE LA SPIRITUALITÀ AUMENTA LA RESA PRODUTTIVA.

L’enorme scalata di pizze che si deve affrontare di settimana in settimana rende “ICCo italiano Coffee Co” più che una pizzeria, una fabbrica delle pizze. Dalla mia esperienza personale posso affermare che il lavoro di un singolo pizzaiolo – o forse meglio identificabile come “operaio della pizza” – può essere considerato come quello di quattro pizzaioli messi assieme. Per lavorare in un luogo del genere occorrono non solo ottime esperienze pregresse ma anche un forza fisica e psicologica ferrea. Tant’è vero che molti dei pizzaioli passati da ICCo si sono licenziati dopo due mesi perché sfiniti nel corpo e nella mente. Altri, invece, non sono stati nemmeno presi in considerazione perché leggermente in sovrappeso e, perciò, troppo lenti. In un ambiente lavorativo cosi massacrante tutto lo staff, per sopravvivere, deve imparare a sovrastare la stanchezza, in un modo o nell’altro, e portare il proprio operato alla perfezione per tante ore durante l’arco di una giornata. È qui che ho constatato una cosa davvero sensazionale: la spiritualità dell’individuo incrementa in maniera esponenziale la resa produttiva dello stesso. Sotto quest’ottica la spiritualità è un fattore produttivo allo stesso modo di come lo può essere il sole, il vento e l’acqua per un vecchio mulino o una vecchia salina.

È il caso di Chamiz, l’islamico a capo dei pizzaioli di ICCo. Gli islamici che ho conosciuto, tra cui appunto Chamiz, rapportandosi sempre con Dio, perciò con l’eternità, hanno una capacità migliore di affrontare i problemi rispetto a tante altre persone. Quando accade qualcosa, dalla semplice giornata stressante all’evento che condizionerà negativamente tutta la loro vita, non si dimenticheranno mia di una cosa: nulla è per sempre, solo Dio lo è. Tutto finisce, non avere paura. È con questo pensiero in testa che vanno avanti, superano le cose a cuor leggero e intenso allo stesso tempo sia in ambito lavorativo che personale. Perciò, il rapporto costante con Dio che possiede un uomo spirituale è in grado di fargli cogliere l’evento sgradevole come qualcosa di effimero – ma non di superficiale – in quanto la vita stessa è effimera: all’interno della brevità della vita il problema non potrà mai essere più grande dell’eternità. Allorché, è in base al rapporto che un individuo ha con il tempo che i problemi assumono dimensioni differenti. Questa dote, abilità, dono divino – chiamatela come volete – si riflette anche sul lavoro. Una volta, a fine giornata, ho visto Chamiz compiere movimenti strani con il corpo. Pareva facesse stretching ma non ne ero sicuro.

Allora mi avvicinai e gli chiesi: “Chamiz, cosa stai facendo? E lui mi rispose con uno sguardo quasi assente e difficile da decifrare pienamente: “sto prendendo energia dalla terra!!!” e continuò ancora per quasi un minuto. Io rimasi allibito non tanto per la sinergia con la terra in quanto tale ma per il luogo in cui esso riusciva a goderne: dentro una pizzeria, senza un filo d’erba attorno, immerso in una metropoli grigia e fumosa capace di spegnere lo spirito di milioni di esseri umani. Qui non sto proponendo una discussione su appartenenze religiose, quanto piuttosto, su uomini di spirito e la loro infrangibile quiete rispetto a tutti quegli ”infiniti cortei di infedeli”, come li definirebbe Walt Whitman. Mentre facevamo le pizze, mentre gestivamo tutta quell’ondata di clienti che affolla quotidianamente la pizzeria, Chamiz, mi parlava del corano, di Dio, della religione musulmana, di come il velo islamico dovrebbe essere il raggiungimento di una consapevolezza profonda – ed un incameramento – di Dio, del proprio cuore, da parte della donna.

È questo il bello di Londra: da ogni suo angolo, anche più ascoso e impensabile, hai modo di conoscere il mondo intero nel suo aspetto etnico e culturale. Non mi avrei mai pensato che, confinato dietro il bancone di una pizzeria, potessi incontrare una tale profondità.


   

da Alessandro Masini







Questo è un articolo pubblicato il 21-02-2013 alle 11:11 sul giornale del 23 febbraio 2013 - 2299 letture

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