150° unità d'Italia, intervento dell'assessore provinciale Seri

Per fortuna, da più parti sia in settori progressisti che moderati della vita politica e della società civile, sta formandosi un fronte ampio e concorde a rispetto dell’identità nazionale, dono di quel miracolo politico, diplomatico e militare che è stato il Risorgimento italiano.
Il Risorgimento è stato anche esempio e modello in Europa e nelle Americhe per tante nazionalità oppresse, per tante generazioni di patrioti, di giovani, di studenti, d’intellighenzia e di lavoratori. L’Italia, nella sua lunghissima civiltà, parliamo di tre mila anni, ha avuto due momenti fondanti nell’Età moderna e contemporanea. Due momenti che hanno fatto sì che siamo tutt’oggi, con difficoltà e limiti, ma lo siamo, tra i paesi più avanzati nel concerto delle nazioni e dei popoli: il Risorgimento e la Resistenza. Ed è per questo, mentre si avvicina l’appuntamento del 150° , non si può rimanere indifferenti agli scomposti e volgari attacchi che vengono fatti all’integrità politico-unitaria della Penisola, come lo stesso presidente della Repubblica li ha recentemente definiti. La tragica contabilità della Storia, parla chiaro già da sé e non avrebbe bisogno di alcun commento, bensì di un silenzioso e commosso, profondo rispetto: si pensi solo per un attimo agli oltre seicentocinquantamila caduti della Grande Guerra ed agli oltre 2 milioni di invalidi che essa lasciò sull’Italia di allora. Numeri spaventosi che da soli dovrebbero offrirci il senso profondo dell’altissimo prezzo umano e di lutti che il compimento dell’unità politica del Paese ci costò. Va, altresì, ricordato quella che con elegante cinismo, il cancelliere austriaco Metternich, chiamava “espressione geografica” divenisse realtà politica indipendente ha voluto l’impegno di ben 6 generazioni di italiani! L’Italia pensata, sognata da secoli è divenuta grazie a quelle generazioni realtà viva e vitale, aperta al mondo ed al futuro.
E’ evidente che il debito che abbiamo verso di essi è incommensurabile e non trattabile o, se mi è permesso citare le parole del Generale De Grulle, “non mercanteggiamo la grandezza”. Il mondo va verso un processo accelerato di globalizzazione. Paesi anche di grande dimensione geopolitica stentano a stargli dietro, e l’Italia, che di tutto ha bisogno fuorché di disunione per reggere una sfida difficile, dovrebbe sopportare il non senso storico di chi vuole spaccarla nell’illusione di reggere con statarelli regionali il confronto globale! Incredibile! Solo un pensiero reazionario, cioè retrogrado, regressivo ed antistorico, può esprimere ciò che viene buttato addosso al movimento risorgimentale, non accorgendosi che così facendo taglia l’albero su cui esso stesso siede. Non vanno poi nemmeno dimenticate le prese di posizione della Chiesa cattolica, infatti i timori che essa manifesta sulla tenuta della compagine nazionale non ci vengono certo da un attore distratto e lontano della vita nazionale.
Per questo, forse, che settori cattolici impegnati hanno via via cominciato a rompere il silenzio di superiore o divertita disattenzione che veniva fino a qualche tempo fa dedicato alle sparate di qualcuno. Tale miracolo, certo non lineare e non senza errori va difeso, perché è la premessa per continuare ad essere nel mondo un’entità statuale, politica e culturale non marginale o declinante. Vogliamo invece essere come Paese nell’Unione Europea un paese protagonista, importante, solido che sa preservare la sua identità plurisecolare che lo identifichi nel mondo e sulla scena internazionale con la sua specificità culturale e di civiltà. In tal senso, l’avvio ormai prossimo delle celebrazioni per il 150° dell’Unità del Paese devono essere un momento alto di memoria, di un lascito e di un retaggio irrinunciabile per un paese che è il cuore stesso dell’Occidente.

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 16-09-2010 alle 15:33 sul giornale del 17 settembre 2010 - 795 letture
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