Pian del Bruscolo: l'Unione perde pezzi

5' di lettura 09/09/2010 -

Dopo lunghe trattative, la società Futuraservizi s.r.l. (di proprietà dei 5 comuni del Pian del Bruscolo e della stessa Unione dei comuni) cede la gestione del servizio verde pubblico all’Aspes s.p.a., società controllata di fatto dal comune di Pesaro con azionariato minore di altri piccoli comuni.



La cessione del ramo di azienda costituito dalla gestione del verde pubblico è chiaro sintomo di una gestione inadeguata dei servizi da parte delle nostre amministrazioni locali. La gestione del verde pubblico era stata presentata con particolare enfasi già dai tempi del consorzio (era stato citato come esempio di positiva collaborazione gestionale tra comuni e presentato alla cittadinanza con tanto di pubblicazioni e fotografie). Alle osservazioni di allora, riguardanti in particolare l’esistenza di piani di intervento precisi per garantire la qualità del servizio, di confronto di costi (se, in sintesi, valesse davvero lo sforzo creare un corpo di gestione del verde), di presentazione di un chiaro documento contabile, è stato risposto con le solite frasi propagandistiche, che l’unione fa la forza, che è ovvio che insieme si risparmia, ecc… .

E’ tanto ovvio che negli anni è sempre esistito il problema della gestione del verde pubblico sia in termini di qualità del servizio (forse in fase di programmazione ci si era dimenticati che l’erba cresce contemporaneamente su tutto il territorio del comune e gli operai non potevano riuscire a smaltire il lavoro) che di costi, fino a quando alcuni comuni soci si sono addirittura defilati nell’affidamento del servizio. Rimaneva così il nodo dei dipendenti e, pertanto, ci si è inventati il conferimento di ramo d’azienda all’Aspes spa, così che quest’ultima si è accollata l’assunzione degli operai, in cambio della gestione diretta per diversi anni (9) del servizio verde pubblico. L’affidamento è avvenuto senza gara e, quindi, a condizioni economiche non confrontabili. E così per una scelta sbagliata di diversi anni fa continueremo a pagare dazio per diversi altri anni.

Per inciso si evidenzia come l’operazione sia stata avviata ben prima dell’entrata in vigore della “manovra d’estate” che obbliga il riordino dei servizi pubblici, per cui l’operazione è solo parzialmente riconducibile alle recenti novità legislative. Oltre all’aspetto economico, c’è il chiaro segnale politico che i nostri comuni stanno perdendo un occasione unica per creare una sinergia effettiva e dotarsi di quel grado di autonomia tale da permettere di rappresentare davvero il “terzo centro della provincia”. L’unione dei comuni e la società di servizi (definita addirittura in alcuni casi “il braccio armato” dell’unione) dovevano rappresentare e portare avanti lo sforzo, sostanzialmente condiviso dalle forze politiche, di dare visibilità e “peso politico” ai nostri comuni associati. Invece si sta sempre più ricadendo tra le comode braccia pesaresi e delle società in cui poco o nulla è il nostro peso decisionale. E’ particolarmente grave che la società di servizi perda i pezzi e sia destinata ad un notevole ridimensionamento se non addirittura alla chiusura ma è molto più grave che l’unione non abbia un proprio programma definito e chiaro in merito agli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Da consiglieri e da cittadini si ha la sensazione di “navigare a vista” che ha poco senso e, ricordiamolo, costa non poco alla collettività. Non dimentichiamo che la scorsa legislatura è terminata con il fallimento politico del “referendum consultivo” a cui la stragrande maggioranza di cittadini ha risposto (o, meglio, non ha risposto) con assoluta indifferenza rispetto ai temi prospettati. Quanto sopra detto appare ancora di più in contrasto con il fatto che tra poco entreremo nella nuova sede dell’unione a pian del bruscolo. Cosa ci andiamo a fare ? Crediamo di essere arrivati all’ultima chiamata, o si inverte la rotta e ci si danno obiettivi precisi o, forse, è meglio non entrarci neppure in quella sede. Abbiamo già avuto modo di proporre che l’unione si fissi due indirizzi di intervento. Il primo è relativo ai servizi, attraverso la gestione in forma associata di quei servizi e funzioni che possono essere gestiti in maniera più economica o con maggiori risultati per l’utenza. Ed è allo scopo necessario uno studio articolato per l’elaborazione di progetti basati su dati certi e non propagandistici (vedi verde pubblico). Il secondo è relativo alla funzione più prettamente politica, al fondamentale ruolo di rappresentanza comune e di difesa dei principali interessi del nostro territorio, anche nell’ottica di supporto ai singoli comuni. In particolare temi come la viabilità (che gli auspicati nuovi interventi nella nostra provincia – terza corsia autostradale e guinza - renderanno presumibilmente ancora più gravosi sul nostro territorio), i servizi medici (ospedale unico o no il nostro territorio è sicuramente penalizzato in tema di servizi medico-ospedalieri) e lo sviluppo economico.

Sono temi che devono essere affrontati e discussi con spirito risolutivo e in cui l’unione può e deve avere un peso specifico e un valore aggiunto notevole rispetto ai singoli enti. In sostanza sarebbe un errore imperdonabile continuare questo “navigare a vista” perché si imboccherebbe automaticamente la strada dell’isolamento, del sempre maggiore peso assunto dai grandi comuni vicini e delle società di servizi, dell’indifferenza dei cittadini verso un progetto condiviso.


da Unione dei Comuni Pian del Bruscolo
 





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 09-09-2010 alle 15:17 sul giornale del 10 settembre 2010 - 1040 letture

In questo articolo si parla di politica, Unione Pian del Bruscolo

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